Menu Chiudi

Spunti di riflessione sulla giustizia amministrativa di Vincenzo Colucci

Il prossimo 14 marzo 2025 si terrà un incontro organizzato dall’Associazione Medeura in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Matera sui nuovi scenari della giurisdizione, evento di rara e stimolante occasione per gli operatori del diritto – nelle sue diverse partizioni – e per utenti curiosi di conoscere ed apprezzare autorevoli Dialoghi sulla giurisdizione.
La presenza poi del Primo Presidente della Suprema Corte Dott.ssa Margherita Cassano (le cui origini lucane tradiscono elementi di orgoglio per il silenzioso popolo lucano), un’occasione di confronto anche per un’Avvocatura specchio di una società che ha il compito di riallinearsi ad una costante – e a tratti precipitosa – evoluzione economico e sociale.
L’occasione consentirà di svolgere qualche riflessione anche sulle relazioni tra la pubblica amministrazione (o pubbliche amministrazioni) e i soggetti amministrati (cittadini o utenti), sul tempo che fu – quando, studenti universitari, ci si occupava soltanto di provvedimento, di giustizia amministrativa e, ma solo dal 1990, di procedimento amministrativo – e su quello attuale.
Il diritto amministrativo oggi, fondato non solo su un sistema di norme interne ma, soprattutto, sul diritto europeo (dunque, su fonti di diversi livelli), regola le trasformazioni che attraversano tutta la società e si occupa sempre più di settori della vita degli individui prima sconosciuti: non più solo edilizia, contratti pubblici, ma beni culturali, ambiente, immigrazione, sicurezza, misure interdittive, sport etc.
Nel controllo dei comportamenti amministrativi legati a tali regole pubbliche, v’è l’alta funzione pubblica dello jus dicere del giudice amministrativo, che dà tutela agli interessi legittimi dei cittadini (e, talvolta, anche ai diritti soggettivi), nella consapevolezza di quanto le loro pronunzie incidano – oggi più di ieri, per quanto si diceva – sui rapporti sociali ed economici più frenetici ed intensi; in ultima analisi, sul benessere del singolo individuo e su quello della collettività nel suo insieme, nella contrapposizione del noto bilanciamento tra interesse privato ed interesse pubblico.
Il giudice amministrativo ha il compito, dunque, di agevolare i cittadini (ovvero consentire secundum legem) nel raggiungimento degli obiettivi fissati dalla legge nazionale e sovranazionale, applicando direttamente la normativa europea, laddove operante, e disapplicando quella interna, e così annullando gli atti e tracciando una linea di comportamento razionale per l’attività delle pubbliche amministrazioni, fornendo tutela piena.
Penso alla sentenza n. 500/1999 delle Sezioni Unite della Cassazione che ha aperto la strada al risarcimento in favore dei cittadini in caso di cattivo esercizio della funzione; e alla sentenza n. 204/2004 con cui la Corte Costituzionale ha tracciato i confini di validità nell’attribuzione al g.a. anche di diritti soggettivi nelle materie di giurisdizione esclusiva.
Sul solco di questo progressivo ampliamento della funzione giurisdizionale si intravede sempre più chiara una nuova giurisdizione che – così come per la vita delle nuove generazioni – dovrà occuparsi sempre più di libero accesso ai mercati europei, di economicità delle decisioni amministrative, di razionalità, di tempi dell’azione e suoi ritardi. Una giurisdizione interessata a perseguire logiche diverse (full jurisdiction) – e tendenzialmente opposte – rispetto a quelle cui le vecchie generazioni di sandulliana memoria erano abituate. Una giurisdizione amministrativa che ha ormai pieno accesso al fatto, capace di sindacare la scelta delle cognizioni tecniche (anche nel campo delle nuove tecnologie) e con il fine ultimo di dare pienezza della tutela (siamo così lontani dai tempi in cui il cittadino dello Stato Preunitario doveva “arrangiarsi” di fronte ad un provvedimento del potere esecutivo o dell’autorità amministrativa solo formalmente legittimo).
Certo, non mancano criticità nel lavoro del giudice amministrativo, ad esempio quando è costretto a colmare una disciplina sostanziale frutto di scarsa chiarezza del sistema normativo: infatti, la certezza del diritto e la conoscenza di precise regole rappresentano gli elementi fondanti di una società democraticamente orientata ad attuare principi di uguaglianza sostanziale.
Non mancano, invero, criticità in casi di contrasti in punto di giurisdizione tra Corte di Cassazione e Consiglio di Stato che, pur nel legittimo esercizio delle rispettive prerogative, finiscono in ultima analisi per sacrificare esigenze di effettività della tutela giurisdizionale.
In tale ottica, è assai apprezzabile l’istituzione di un gruppo di lavoro congiunto tra magistrati della Corte di Cassazione e del Consiglio di Stato, formato dalla Prima Presidente della Corte di Cassazione, dr.ssa Margherita Cassano, ed il Presidente del Consiglio di Stato, Dr. Luigi Maruotti, con lo scopo di approfondire questioni interpretative su temi generali relativi al riparto di giurisdizione, elaborando linee di orientamento in ottica di un’unità funzionale delle tutele offerte dal giudice ordinario e dal giudice amministrativo e, in ultima analisi, di economia delle risorse umane, sempre nel rispetto della legge.
Un’ultima riflessione.
Le tecnologie, l’intelligenza artificiale e, più in generale, il progresso nella sua più ampia accezione costituiscono fattori che pongono sempre di più le pubbliche amministrazioni (ed i cittadini) di fronte al quesito di determinare esattamente quali conseguenze derivino da ciascuna delle strategie o scelte alternative possibili. Questa illusione non è invero governabile, perché è consentito formulare solo previsioni su conseguenze future, basate cioè solo su informazioni presenti, sull’empirico.
L’obiettivo di una società moderna e liberale è, invece, accettare e prevedere come sia impossibile per il comportamento di un individuo – solo ed isolato – raggiungere un elevato grado di razionalità: il numero delle alternative tra le soluzioni possibili che deve affrontare è così grande e le informazioni necessarie per valutarle talmente elevate che è arduo pretendere – anche solo per approssimazione – una razionalità assoluta ed obiettiva.
La mente amministrativa umana non potrà mai tener conto di tutti gli aspetti di valore, conoscenza e comportamento rilevanti nella scelta finale e che contribuiscono congiuntamente al raggiungimento dell’obiettivo della scelta razionale assoluta.
Il tema sociologico si incrocia – dunque – con quello delle decisioni amministrative e della giustizia, campi d’azione che sfuggono anche essi – e inevitabilmente – ad una geometrica definizione.
Dare a ciascuno quello che gli spetta è la vera funzione della giurisdizione.
E dove “ciascuno” deve essere frutto di un gioco di equilibri, di rispetto di regole ma anche di buon senso, conoscendo in anticipo l’importanza dei limiti dettati alla razionalità dell’uomo dalla scarsa coscienza.
E dunque, una giustizia predittiva in fase istruttoria e con l’ausilio dell’intelligenza artificiale potrà essere di supporto ma sotto la condizione che non venga oscurata la piena e curata intelligenza naturale, l’unica davvero capace di garantire alle prossime generazioni magnifiche sorti e progressive.
Vincenzo Colucci